L’oro digitale bitcoin trionfa e tutti lo vogliono
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Ormai è storia: il nuovo oro digitale, il token bitcoin, ha polverizzato il suo precedente record assoluto di prezzo. Non si è limitato a superare l’importante resistenza dei 20.000 dollari, è salito fino a 23.449 $. Al momento della stesura del post corregge a 22.774, ma è una flessione che non preoccupa, fisiologica.
Il meccanismo è quello ordinario: l’enorme richiesta che ha spinto all’insù il valore di BTC ha convinto molti investitori a chiudere la propria posizione, realizzando un utile ritenuto evidentemente (e giustamente) più che lauto. La domanda comunque si mantiene sostenuta. Retailers e grandi investitori disposti a comprare bitcoin abbonderanno anche in futuro.
Chi sta comprando l’oro digitale
La richiesta di oro digitale al momento sta interessando sia investitori retailers che le whales. Il numero e la dimensione di queste ultime è il dato che spicca di più. Difatti fra le balene di oggi troviamo banche e fondi d’investimento che hanno miliardi di dollari da gestire. Non soltanto quelli, già sul campo da vari anni, focalizzati per statuto sulle criptovalute, ma anche un numero crescente di fondi per grandi, medi e piccoli risparmiatori finora estranei al settore crypto. Persino con profilo di rischio non elevato.
La maggior parte dei soggetti fisici o giuridici che detiene un’esposizione sull’oro digitale si trova negli Stati Uniti e in Europa. Bitcoin, veramente, piace molto anche ai cinesi, che però non possono acquistarlo con la medesima libertà degli occidentali.
Anche in Russia la domanda è elevata. Qui la posizione governativa è attualmente guardinga sui tokens. Ma almeno è riconosciuto a livello giuridico il loro possesso e tutto quello che di positivo questo riconoscimento comporta (ad esempio se ne può denunciare il furto).
In Africa l’oro digitale e altre monete crittografiche scambiabili in modalità P2P risolvono 2 grossi problemi. Il primo è quello della financial inclusion ancora insufficiente. Il secondo è l’instabilità delle valute locali. Così, per difendere il proprio potere d’acquisto, gli abitanti del Continente Nero si stanno abituando sempre più alle transazioni con valute digitali.
Perché la domanda di BTC è così elevata
A spingere verso l’alto la quotazione dell’oro digitale troviamo 2 fattori, intrecciati fra loro. Il primo è l’attuale debolezza del dollaro. Che non risalirà tanto presto, stante il prolungamento del quantitative easing previsto dalla FED. Il secondo motivo dell’uptrend di bitcoin è la pandemia di coronavirus. Ormai ne abbiamo preso atto: dovremo conviverci ancora per molti mesi, e i suoi strascichi non termineranno in fretta. In particolare sull’economia. In tale contesto, le criptovalute appaiono più appetibili di asset influenzati dalla situazione attuale.
E poi durante le crisi importanti tende ad accentuarsi il cosiddetto herding behaviour, che al suo culmine diventa FOMO. Il primo termine indica la tendenza a imitare comportamenti collettivi diffusi, in particolare in risposta all’ansia e all’insicurezza generate da scenari incerti come quello governato dalla pandemia. In finanza questo tipo di comportamento è in grado di influire notevolmente sul valore di un asset, e il bitcoin non fa eccezione.
Se poi uno strumento finanziario diventa oggetto di una domanda febbrile e lo chiamano oro digitale, ecco che si scatena la FOMO. Il timore di essere tagliati fuori, a dire il vero, in questo caso non è così irrazionale. La scarsità di bitcoin infatti è notoria. Con un aumento imponente della domanda, va da sé che il prezzo continuerà con tutta probabilità a salire, e saranno sempre meno quelli che potranno permettersi di acquistare interi tokens. Per fortuna ci sono i satoshi. Sempre di oro digitale si tratta. Prezioso ed eccellente per speculare o fare hedging.